Le aziende dietro agli incendi dell’amazzonia

Gli incendi in Amazzonia, i cieli oscurati da Sao Paulo, Brasile a Santa Cruz, Bolivia hanno risvegliato la coscienza mondiale. Molta della colpa, giustamente, è stata data al presidente Brasiliano Jair Bolsonaro per aver direttamente incoraggiato a bruciare le foreste e sequestrato le terre indigene.

Ma l'incentivo alla distruzione proviene da grandi aziende internazionali di carne e soia come JBS e Cargill, e dai marchi globali come Stop & Shop, Costco, McDonald's, Walmart / Asda e Sysco che acquistano da queste e vendono i loro prodotti al pubblico. Sono queste aziende che stanno creando la domanda internazionale che finanzia gli incendi e la deforestazione.

La natura transnazionale del loro impatto può essere vista nell'attuale crisi. La devastazione ambientale non è limitata al Brasile. Infatti, appena oltre il confine, nell'Amazzonia boliviana, in poche settimane sono bruciati più di un milione di ettari, in gran parte per liberare la terra per nuove piantagioni di soia e allevamento di bestiame. Un simile devasto sta accadendo anche in Paraguay.

Logs burn at sunset in Bolivia. Photo Credit: 2017, Jim Wickens/Ecostorm

Logs burn at sunset in Bolivia. Photo Credit: 2017, Jim Wickens/Ecostorm

Nuove mappe e analisi di Mighty Earth, basate sui dati della NASA, CONAB e Imazon e rilasciate qui per la prima volta, mostrano quali aziende sono strettamente legate ai fuochi:

Bestiame

La domanda interna ed internazionale di carne bovina e di cuoio ha alimentato la rapida espansione dell'industria d’allevamento in Amazzonia. Dal 1993 al 2013, il bestiame in Amazzonia si è espanso quasi del 200% raggiungendo 60 milioni di capi di bestiame. Nonostante la deforestazione legata al pascolo sia stata ridotta, grazie sia al settore privato che all’azione presa dal governo, la nuova ondata di incendi quest’anno mostra che queste grandi aziende internazionali di carne e di cuoio come i loro consumatori e i loro finanzieri accrescano i mercati legati al disboscamento ad uso pascolare.

L’impatto della domanda di mercato può essere visto nel raggruppamento delle aree disboscate vicino ai macelli e alle strade che hanno accesso a questi. La compagnia più esposta al rischio di deforestazione, nelle mappe sopra, è JBS, sia il più grande impacchettatore del Brasile, sia la più grande azienda di carne al mondo. JBS, come altri importanti confezionatori di carne brasiliani, ha firmato la Moratoria del bestiame del 2009, impegnandosi a non acquistare carne bovina legata al disboscamento. Tuttavia, le indagini del governo e delle ONG hanno ripetutamente riscontrato gravi violazioni da parte di JBS, anche attraverso il riciclaggio del bestiame.

Questi scandali hanno raggiunto il loro culmine con lo scandalo Cold Meat (Carne Fria) nel 2017, in cui le forze dell'ordine brasiliane hanno ricostruito ampie prove che dimostrano che JBS stava acquistando bestiame da aree protette. Questa e altre indagini hanno rivelato che JBS ha violato sia i regolamenti governativi sia le proprie politiche acquistando bestiame allevato in aree legate alla deforestazione che poi è stato ‘riciclato’ in ‘ranch puliti’ per eludere i requisiti di vendita. I due fratelli che controllavano l’azienda sono stati incarcerati in Brasile per il loro ruolo negli scandali di corruzione.

Aerial cattle field and forest edge. Photo credit: Jim Wickens/Ecosotrm

Aerial cattle field and forest edge. Photo credit: Jim Wickens/Ecosotrm

La Soia

Le catene di approvvigionamento della soia funzionano in modo diverso rispetto al bestiame, e ciò si riflette nelle mappe sopra. Gran parte dell'attuale ondata di disboscamento è avvenuta vicino a BR-163. I grandi agricoltori di soia trasportano abitualmente il loro prodotto lungo l'autostrada BR-163 fino al principale porto di Cargill a Santarem, dove viene imbarcata e inviata in tutto il mondo per alimentare il bestiame in Europa, in Cina e altrove. Sulla mappa si riscontrano dinamiche simili attorno ad altre autostrade. Negli ultimi dodici anni Cargill, Bunge e altri importanti commercianti di soia hanno partecipato alla moratoria della soia amazzonica in Brasile, in cui si sono impegnati a cessare l'approvvigionamento da fornitori che sono coinvolti nella deforestazione agricola. Nel complesso, la Moratoria della soia è stata un grande successo, eliminando praticamente il disboscamento ad uso agricolo.

Tuttavia, la Moratoria della soia conteneva due importanti lacune. In primo luogo, i grandi commercianti possono continuare ad acquistare soia dagli agricoltori che praticano la deforestazione su larga scala, purché la deforestazione sia per colture diverse dalla soia. L'ubicazione della deforestazione vicino a BR-163 suggerisce che gli agricoltori stanno sfruttando questa scappatoia per continuare la deforestazione anche quando vendono soia a grandi commercianti come Cargill e Bunge.

In secondo luogo, la moratoria della soia si applica solo all'Amazzonia brasiliana. I principali commercianti di soia hanno continuato a guidare la deforestazione nel Bacino dell'Amazzonia boliviana, nel Cerrado brasiliano e nel Gran Chaco di Argentina e Paraguay, incentivando nelle ultime settimane il rapido disboscamento in Bolivia. I rapporti di Mighty Earth The Ultimate Mystery Meat e Still At It mostrano gli stretti legami di Cargill con la deforestazione nel bacino dell'Amazzonia boliviana e il suo ripetuto rifiuto di agire contro i principali fornitori anche di fronte a prove innegabili. Nonostante tutta l'attenzione che sta ricevendo l'Amazzonia, i più di 200 milioni di ettari del mosaico di foresta e di savana dalla ricchissima biodiversità del Cerrado sono stati ancora più disboscati. Mentre l'80% dell'Amazzonia è ancora intatto, gli interessi del bestiame, della soia e dell'agricoltura hanno distrutto più della metà del Cerrado, mettendo questo ecosistema a rischio ancora maggiore. Mighty Earth ha scoperto che nel Cerrado, dove continua la deforestazione, due compagnie sono le principali responsabili della distruzione ambientale di questo luogo: Cargill e Bunge.

Cargill è il più grande commerciante di soia dal brasile e la più forte azienda alimentare ed agricola del mondo. Il rapporto di luglio 2019 di Mighty Earth The Worst Company in the World ha descritto la vasta distruzione associata alle attività di Cargill in Sud America e in altre parti del mondo, basandosi su precedenti indagini in Bolivia, nel Cerrado brasiliano, Paraguay e Argentina.

Sebbene Bunge abbia un ruolo centrale nel Cerrado ed in tutto il Sud America - in Bolivia, Paraguay e Argentina, analisi precedenti di Mighty Earth sul disboscamento legato al cibo per animali in Sud America hanno accertato che Cargill era strettamente associata alla deforestazione. La compagnia ha rifiutato di interrompere la collaborazione con i propri fornitori dopo che Mighty Earth ha condiviso prove contro i loro fornitori che sono stati trovati coinvolti in attività di disboscamento, inoltre ha resistito fortemente agli sforzi per espandere le piattaforme di successo del settore per monitorare e sorvegliare la deforestazione in Sud America al di fuori dell'Amazzonia brasiliana.

Diritti d'autore della foto; Jim Wickens/Ecostorm

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Diritti d'autore della foto: Rhett A. Butler

Diritti d'autore della foto: Rhett A. Butler

Cinque anni fa, compagnie come Cargill, Unilever e Yum Brands si sono trovate sul palco del Climate Summit a New York e hanno proclamato il loro impegno a rimuovere il legame tra loro approvvigionamento e la deforestazione entro il 2020.Tra coloro che hanno dato il loro impegno, sbandierando promesse sono Consumer Goods Forum, di cui fanno parte Walmart, Mars e Danone.

Devono ancora dimostrare il loro impegno.

Ora, a un anno dalla scadenza e con l’Amazzonia in fiamme è necessario passare all’azione.

Queste aziende devono prendersi le proprie responsabilità per l’impatto dei loro prodotti. Devono eliminare gli incentivi di mercato che promuovono la distruzione ambientale.

Il Consumer Goods Forum e altre aziende come McDonald’s, Burger King e Ahold Delhaize che possiede anche Stop&Shop, Hannaford, Food Lion, Pea Pod e enormi supermercati - non possono continuare a chiudere occhi davanti all’Amazzonia che brucia. Dovrebbero invece rifornirsi presso fornitori e regioni che hanno potuto dimostrare di aver eliminato la deforestazione. Non in dieci anni e neanche in cinque o in uno. Adesso. Oggi.

Il grafico sotto mostra i più grandi consumatori di macelli e commercianti di soia ad uso alimentare per il bestiame che sono associati alla distruzione forestale ad uso pascolare ed agricolo.

Le marche

Numerosi marchi si distinguono per i loro contratti e relazioni con fornitori responsabili della deforestazione amazzonica.

Ahold Delhaize: La rete di supermercati con sede nei Paesi Bassi possiede alcune delle marche più conosciute dai consumatori: Stop & Shop, Giant, Food Lion e Hannaford negli Stati Uniti e Albert Heijn, Delhaize, Etos, Albert, Alfa-Beta e altri in Europa. Pur sostenendo costantemente i propri impegni di sostenibilità, Ahold continua a vendere ai propri clienti i prodotti delle peggiori aziende del mondo. Essendo a conoscenza dello sfruttamento minorile di Cargill e il suo ruolo nella deforestazione in tutto il Sud America, Ahold ha spinto Cargill a impegnarsi nella sostenibilità, mentre avviava una collaborazione di joint venture con loro per fornire carne ai negozi Stop & Shop. Inoltre, Ahold Delhaize ha condotto affari per un valore di 113 milioni di dollari con JBS nel 2019 attraverso vendite di generi alimentari e altre collaborazioni.

Per quanto le azioni di Ahold Delhaize siano scandalose, non sono gli unici:

McDonald’s:McDonald’s è probabilmente il più grande ed il più importante consumatore di Cargill. I ristoranti McDonald’s sono essenzialmente vetrine per Cargill. Infatti, Cargill non solo fornisce pollo e manzo per McDonald’s ma prepara e congela sia hamburger che McNuggets che poi vengono scaldati e serviti sui vassoi del ristorante.

Sysco: Con 55 miliardi di entrate annue, Sysco è il più grande distributore al mondo di prodotti alimentari per ristoranti, strutture sanitarie, università, hotel e locande. Nonostante affermino che "proteggeranno il pianeta promuovendo pratiche agricole sostenibili, riducendo l’impronta di carbonio e deviando i rifiuti dalle discariche, al fine di proteggere e preservare l'ambiente per le generazioni future", hanno onorato Cargill come il fornitore più apprezzato di carne suina e manzo. In più ha fatto affari per 525 milioni di dollari con JBS nel 2019 attraverso vendite e altre collaborazioni.

Costco: Sia JBS che Cargill promuovono Costco come uno dei loro principali clienti. Popolare tra le famiglie e i proprietari di piccole imprese, è il terzo più grande rivenditore al mondo. Costco afferma che "ha la responsabilità di procurarsi i propri prodotti in modo rispettoso per l'ambiente e per le persone associate a tale ambiente". Secondo il loro sito Web, "Il nostro obiettivo è contribuire a fornire un impatto positivo netto per le comunità in luoghi che producono materie prime, facendo la nostra parte per aiutare a ridurre la perdita di foreste naturali e altri ecosistemi, che includono praterie, torbiere, savane e zone umide autoctone intatte”. Tuttavia, secondo Bloomberg, Costco ha condotto 1,43 miliardo di dollari di affari con JBS nel 2019.

Burger King/Restaurant Brands International: La pratica di Burger King di vendere carne legata a Cargill e ad altri distruttori di foreste ha fatto guadagnare al gigante del fast food uno "zero" nella graduatoria della deforestazione di Union of Concerned Scientists. Burger King ha chiesto a Cargill di smettere di distruggere le foreste nella loro catena di approvvigionamento ... ma la scadenza non è fino al 2030. È anche un cliente importante di JBS. Burger King, inoltre fa parte della catena Restaurant Brands International (RBI) che comprende anche Tim Horton e Popeye.

Nestle: Con sede in Svizzera, è la più grande azienda alimentare e di bevande al mondo. Nestlé è stata tra le prime aziende a prendere impegni a zero deforestazione, ma ha iniziato a monitorare effettivamente le sue catene di approvvigionamento solo nel 2019 - solo per l'olio di palma, non per la soia o la polpa o la carta. Recentemente hanno certificato il 77 percento della sua catena di approvvigionamento come privo di deforestazione, Nestlé però continua ad acquistare da Cargill alimenti per animali domestici, Nestlé Purina Petcare. I dati di Bloomberg mostrano anche che Nestlé è uno dei principali clienti di Marfrig.

Carrefour: L’azienda francese Carrefour è una delle più grandi catene di supermercati al mondo. Possiede la maggior parte delle più grandi catene di supermercati del Brasile e contribuisce rischio di deforestazione causata dal bestiame. Ha collegamenti significativi con la catena di fornitura a Cargill e JBS. Carrefour si è impegnata ad eliminare la deforestazione dai suoi prodotti entro il 2020, ma questo impegno non si applica ai prodotti di carne bovina trasformati o congelati, il che significa che solo circa metà della distribuzione di carne Carrefour in Brasile è coperta dalla sua politica di deforestazione zero. Secondo la Chain Reaction Research, il 35% delle carni bovine da esso campionate proviene da macelli situati all'interno dell'Amazzonia legale, di cui un 2.3 percento sono macelli ad alto rischio.

Casino: Casino possiede Pão de Açúcar, è un gigante francese del supermercato che premia la sua reputazione per la sostenibilità nel suo paese d'origine. Ma in quanto seconda catena di supermercati in Brasile, continua ad acquistare da Cargill, Bunge e dai principali fornitori di bestiame del Brasile.

Walmart: Società con sede in Arkansas, è la più grande azienda al mondo per fatturato e anche il più grande datore di lavoro privato. Walmart ha anche una presenza importante nel Regno Unito, attraverso la sua controparte ASDA. La politica dichiarata di Walmart è “come membro del Consumer Goods Forum, abbiamo approvato la risoluzione per raggiungere la deforestazione netta zero nella nostra catena di approvvigionamento entro il 2020, incoraggiando i nostri fornitori di prodotti [carne di manzo, soia, olio di palma, polpa e carta] ad avere prodotti a zero deforestazione. Chiediamo ai fornitori di evitare foreste antiche e in via di estinzione e di incoraggiare soluzioni di conservazione e di aumentare il contenuto riciclato”. Tuttavia, Walmart ha condotto affari con JBS per un valore di 1,68 miliardi di dollari nel 2018 e rimane un cliente leader di carni Cargill e altri prodotti.

E. Leclerc: è una catena di negozi francese, con oltre 600 sedi in Francia e oltre 120 negozi al di fuori del paese. Delle catene di supermercati in Francia, E. Leclerc ha forse le politiche di sostenibilità meno robuste. Un recente rapporto di Sherpa, France Nature Environment e Mighty Earth mostra che E. Leclerc ha fallito nelle misure di sostenibilità della soia a tutti i livelli. L’azienda rifiuta di aderire alle chiamate urgenti per proteggere il Cerrado in via di estinzione. Inoltre, non si è impegnata agli obblighi legali di divulgazione delle sue risorse e non ha sviluppato un meccanismo di allerta al rischio di deforestazione. L'ultimo verbale sulla sostenibilità di E.Leclerc non assume nessun impegno in materia di approvvigionamento di carne o di altre materie prime tranne l'olio di palma.

Diritti d'autore della foto; Jim Wickens/Ecostorm

Diritti d'autore della foto; Jim Wickens/Ecostorm

Un prevenibile disastro

Mentre il tasso di combustione è aumentato drammaticamente negli ultimi mesi in risposta alle politiche di Bolsonaro, queste aziende hanno guidato la deforestazione per anni in tutto il Sud America. Spesso, hanno bocciato duramente gli sforzi per creare sistemi che consentissero di espandere l'agricoltura senza deforestazione.

La mobilitazione dell'esercito di Bolsonaro per combattere gli incendi potrebbe aiutare a breve termine, così come la nuova volontà del presidente boliviano Evo Morales di accettare l'aiuto internazionale per combattere gli incendi. Ma finché queste aziende internazionali creano un mercato per il manzo, il maiale ed il pollo non interessandosi ai rischi che provocano la deforestazione, è probabile che questo tipo di disastro ambientale continui.

Dopo anni di iniziative di conservazione di notevole successo che hanno ridotto di due terzi il tasso di deforestazione in Brasile, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha riaperto le porte alla dilagante distruzione a favore della lobby agroalimentare che lo sostiene. Quell'industria è responsabile dell'atmosfera di illegalità, deforestazione, incendi e omicidio delle popolazioni indigene che ne sono seguite. Secondo i dati diffusi dal National Institute for Space Research (INPE) del Brasile, la deforestazione dell'Amazzonia brasiliana a luglio 2019 è aumentata del 278% rispetto al luglio precedente. Bolsonaro ha risposto a questa notizia licenziando il capo dell'INPE.

I recenti incendi sono il risultato delle azioni delle industrie del bestiame e della soia che cercano di trarre vantaggio da una cultura dell'impunità sia in Brasile che in Bolivia. Da gennaio 2019, oltre 74.000 incendi sono scoppiati in tutto il Brasile - un aumento dell'85% rispetto al 2018. In Bolivia, più di un milione di ettari è stato bruciato in due settimane.

Questi non sono incendi. Quasi tutti sono il risultato di intenzionali tentativi di bonifica intrapresi da allevatori e agricoltori industriali di soia che alimentano mercati globali e aziende internazionali. Infatti, il 10 agosto, gli agricoltori dell'Amazzonia hanno organizzato una "Giornata del fuoco" per mostrare il loro sostegno alle politiche di Bolsonaro.

Secondo lo Smithsonian Institute, questi incendi, che sono abbastanza grandi da vedere i loro effetti dallo spazio, rappresentano una minaccia significativa per i "polmoni" del pianeta, una delle ultime migliori difese del mondo contro i cambiamenti climatici.

La crisi della deforestazione in Brasile e Bolivia non si sarebbe verificata senza aziende come Cargill, Bunge e JBS e i loro clienti - aziende come Stop & Shop, McDonald's, Burger King e Sysco - che creano la domanda di mercato che finanzia la distruzione ambientale.

Mighty Earth is a global campaign organization that works to protect lands, oceans and the climate. Mighty Earth is a fiscally sponsored project of the Center for International Policy, a 501(c)3 non-profit organization.